domenica 12 ottobre 2008

MACNO

Questo è il titolo del romanzo da cui viene l'incipit di ieri. E' un romanzo un po' strano; Andrea De Carlo è strano, a volte lo adoro e a volte non riesco a leggerlo, ma è comunque un grande scrittore italiano contemporaneo, in un'Italia che gradisce di più la letteratura straniera, per il vizio inveterato dell'esterofilia che non sempre è una buona cosa, soprattutto quando è usata come uno strumento non selettivo.
Perciò, torniamo ad un incipit italiano: ancora 4 punti, perché è veramente straconosciutissimo:
"Giuseppe, dinanzi al portone, trastullava il suo bambino, cullandolo sulle braccia, mostrandogli lo scudo marmoreo infisso al sommodell'arco, la rastrelliera inchiodata sul muro del vestibolo dove, ai tempi antichi, i lanzi del principe appendevano le alabarde, quando s'udì e crebbe rapidamente il rummore d'una carrozza arrivante a tutta carriera; e prima ancora ch'egli avesse il tempo di voltarsi, un legnetto sul quale pareva fosse nevicato, dlla tanta polvere, e il cui cavallo era tutto spumante di sudore, entrò nella corte con assordante fracasso."
Io lo trovo stupendo. C'è un occhio cinematografico dietro l'osservazione minuta dei primi personaggi, che fanno velo all'ingresso reboante della carrozza. Una prosa vivida, che mostra a colori e con i suoni ciò che avviene davanti all'occhio della nostra mente. Ma dove trovare un'altra penna così?

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